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Genitori liberi dal senso di colpa

Il senso di colpa accompagna molti genitori, ma può diventare un ostacolo alla serenità e alla relazione con i figli.

Il senso di colpa è un’emozione che tocca profondamente la genitorialità.Nasce quasi sempre da un luogo d’amore: dal desiderio di proteggere, di fare bene, di non deludere. Ma troppo spesso si trasforma in un fardello che appesantisce le giornate, toglie spontaneità e genera quella voce interiore che ripete:

“Avrei dovuto essere più paziente.”“Ho sbagliato tutto.”“Se solo avessi più tempo per loro…”

La verità è che nessun genitore è esente dal senso di colpa. Fa parte dell’esperienza stessa di crescere un figlio e come ogni emozione, può essere un alleato, se riconosciuto e compreso, oppure un ostacolo, se ignorato o alimentato in modo rigido.


Il senso di colpa nasce da una tensione tra l’immagine del genitore ideale e la realtà quotidiana.Viviamo in una cultura che esalta il “fare bene”, il “fare tutto”, il “fare sempre di più”.Soprattutto le madri (ma anche molto spesso e sempre di più i padri) si trovano schiacciati da aspettative esterne e interne: essere presenti, affettuosi, coerenti, produttivi, sorridenti, pazienti… sempre.

Il problema è che questa immagine è irraggiungibile e in realtà non è nemmeno necessaria. Eppure, molti genitori continuano a inseguirla, credendo che la perfezione sia sinonimo d’amore.


Ma l’amore vero non si misura in prestazioni, bensì nella capacità di esserci, di chiedere scusa, di riprovare e di essere consapevoli. La psicologia dello sviluppo lo conferma: ciò che fa crescere un bambino sicuro non è la perfezione del genitore, ma la sua affidabilità e la sua presenza affettiva.


Spesso, mentre i genitori si tormentano per un rimprovero troppo brusco o per un’assenza, i bambini, con la loro naturale capacità di perdono, sono già pronti a ricominciare.Per loro conta più la riparazione che l’errore.

Il famoso pediatra e psicoanalista Donald Winnicott parlava del “genitore sufficientemente buono”: non perfetto, ma capace di adattarsi, di riparare, di garantire al bambino la certezza che la relazione resiste anche ai momenti difficili.

Il bambino non ha bisogno di un genitore che non sbaglia mai, ma di un genitore che riconosce i propri errori, li spiega e poi torna a giocare, a ridere, a stare.È proprio in questa oscillazione tra caduta e riparazione che il bambino impara la fiducia nelle relazioni e la capacità di perdonare anche se stesso.


Quando il senso di colpa diventa una gabbia


Un senso di colpa eccessivo non aiuta il bambino: anzi, può generare dinamiche complesse. Ecco alcuni rischi comuni che incontro spesso nel lavoro clinico:


  1. Il genitore che “compensa”

    Si sente in colpa per non avere tempo o per un rimprovero, e allora tende a concedere tutto, evitare limiti, sostituire la presenza con regali o permissività. Ma i bambini, più che di “tutto”, hanno bisogno di confini chiari e prevedibili.


  2. Il genitore che si svaluta

    Ogni difficoltà del figlio viene vissuta come un fallimento personale: “Se ha paura, è colpa mia”; “Se è triste, non sono abbastanza”.

    In questo modo, l’adulto perde di vista la complessità della crescita e trasmette al bambino un modello di fragilità emotiva e gli affida inconsapevolmente la responsabilità del proprio sentirsi un buono o cattivo genitore.


  3. Il genitore che si isola

    Per paura di giudizi o per vergogna, alcuni genitori evitano di chiedere aiuto, credendo di dover “farcela da soli”. Ma la genitorialità è un’esperienza che ha bisogno di comunità, di confronto e di sostegno.


Liberarsi dal senso di colpa non significa diventare indifferenti o smettere di interrogarsi, ma imparare a trasformare la colpa in consapevolezza.

La consapevolezza è il miglior alleato dellagenitorialità perché è la vera chiave per il cambiamento.


Ecco alcune piccole indicazioni per andare nella direzione della consapevolezza e non della colpa paralizzante:


  1. Accogli l’imperfezione come parte della relazione.


    Non esistono genitori perfetti, ma genitori “vivi”, che imparano insieme ai propri figli. Ogni errore, se riconosciuto, diventa occasione di crescita reciproca.


  2. Sostituisci la colpa con la responsabilità.


    La colpa paralizza (“ho sbagliato, non valgo”), la responsabilità apre possibilità (“ho sbagliato, ma posso riparare”).

    È una differenza piccola nel linguaggio, ma enorme nella vita quotidiana.


  3. Dai valore al tempo condiviso, non alla quantità.


    Non conta quanto tempo trascorriamo insieme, ma la qualità emotiva di quei momenti. Anche cinque minuti di gioco vero, di ascolto sincero, di abbraccio silenzioso possono nutrire più di ore di presenza distratta.


  4. Riconosci il tuo bisogno di cura.


    Un genitore che si sente sopraffatto ha diritto di fermarsi.

    Prendersi cura di sé non è egoismo, ma una forma di responsabilità verso i propri figli: solo un adulto che si ricarica può essere davvero presente.


  5. Confrontati senza giudicarti.


    Parlare con altri genitori, con un educatore o con uno psicologo può aiutare a ridimensionare il senso di colpa e a guardare le situazioni con maggiore lucidità.


Essere genitori liberi dal senso di colpa non significa smettere di provare emozioni, ma imparare a fidarsi della propria umanità.I bambini non hanno bisogno di genitori sempre perfetti, ma di adulti che sanno mostrarsi veri, che sanno dire “mi dispiace” e poi ricominciare.


Un genitore autentico insegna, senza parole, che la vita è fatta anche di errori, ma che l’amore, quello vero , non si interrompe mai.


Liberarsi dal senso di colpa significa spostare lo sguardo:dal bisogno di “fare tutto bene” al desiderio di esserci davvero, nel modo migliore possibile in quel momento.

E questo, in fondo, è il dono più grande che un figlio possa ricevere.

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Dott.ssa Elisa Ciani  

P.IVA 02765110305

Via Novara n. 17 33037 Pasian di Prato (UD)

Tel: 349 5949691

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