Halloween e le paure dei bambini: il potere di giocare con ciò che fa paura
- cianielisa
- 29 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Quando arriva Halloween, le strade si riempiono di streghe, zombie, scheletri e vampiri. I bambini ridono, corrono, si travestono da creature spaventose e chiedono “dolcetto o scherzetto?”.Per molti adulti, è solo una festa commerciale; per chi lavora con l’infanzia, invece, può diventare una finestra preziosa sul modo in cui i bambini affrontano la paura.
La paura è un’emozione naturale, sana e indispensabile. Ci aiuta a riconoscere i pericoli, a proteggerci e a sviluppare prudenza. Ma nella crescita emotiva di un bambino, la paura è anche un terreno di apprendimento, un luogo in cui imparare a gestire l’incertezza e a dare forma all’immaginario.
Halloween, da questo punto di vista, è una piccola palestra emotiva: un’occasione in cui ciò che spaventa può essere guardato, nominato, addomesticato e persino ridere con noi.
Le paure nei bambini: tappe evolutive e significati
Le paure cambiano con l’età.
Nei primi anni di vita prevalgono le paure sensoriali e concrete (rumori forti, separazione dai genitori, animali, buio).
Con la crescita, verso i 6–9 anni, emergono paure simboliche e immaginarie (mostri, fantasmi, ladri, personaggi cattivi).
In preadolescenza e adolescenza si fanno più sociali e interiorizzate (paura del giudizio, del fallimento, della solitudine).
Queste paure non vanno eliminate, ma accompagnate.Ogni bambino ha bisogno di sperimentare il timore in un contesto di sicurezza, per poter riconoscere:
“Ho paura, ma posso affrontarla. Non sono solo. Posso controllarla.”
In questo senso, Halloween rappresenta un rito collettivo di esposizione giocosa alla paura: il mostro è presente, ma in una forma gestibile, condivisa, reversibile. Si può togliere la maschera in qualsiasi momento.
Il travestimento è uno dei giochi più antichi e universali dell’infanzia.Giocare a “fare finta di” è una delle prime forme di esplorazione dell’identità: un modo per sperimentare possibilità, per provare a essere qualcun altro o qualcos’altro senza perdere sé stessi.Nella quotidianità, i bambini si travestono continuamente: con un lenzuolo diventano fantasmi, con un cucchiaio diventano cuochi, con una coperta si trasformano in supereroi. In questo senso, Halloween non inventa nulla di nuovo, ma amplifica un linguaggio che i bambini conoscono da sempre: quello del gioco simbolico, del “come se”.
Attraverso il travestimento, i bambini non solo imitano, ma mettono in scena emozioni e ruoli che nella vita reale possono spaventare o sembrare proibiti.Indossare un costume da strega, da mostro o da scheletro diventa allora un modo sicuro per guardare in faccia le proprie paure: “Se posso essere io la strega, allora non mi farà più paura”. È una forma di appropriazione, un processo psicologico in cui il bambino trasforma qualcosa di esterno e minaccioso in qualcosa di interno, conosciuto, persino divertente.
Il travestimento, insomma, è un piccolo laboratorio di psicologia in movimento:un confine tra realtà e fantasia, tra ciò che sono e ciò che potrei essere.Nel momento in cui indossa una maschera, il bambino gioca a perdersi per ritrovarsi.E quando la toglie, spesso porta con sé qualcosa di nuovo: un briciolo di coraggio, una sfumatura di sé prima inesplorata, la consapevolezza che la paura può essere trasformata.
Dietro ogni travestimento c’è un significato profondo.Quando un bambino sceglie di mascherarsi da strega, vampiro o mostro, sta esplorando parti di sé che normalmente restano nascoste: la forza, la ribellione, l’aggressività, la trasgressione.È un modo sicuro per giocare con aspetti “proibiti” dell’identità.
Il costume funziona come una metafora psicologica:
Indossare una maschera consente di essere altro per un po’, ma anche di ritrovare sé stessi una volta tolta.
È un confine temporaneo tra realtà e fantasia, paura e gioco, sé e l’altro.
Per questo è importante non scoraggiare i bambini dal travestirsi da “cattivi”: non significa identificarsi con il male, ma sperimentare il potere di trasformare ciò che fa paura in qualcosa di proprio, conosciuto, controllabile.
Halloween nasce da riti antichi legati alla fine dei raccolti e al contatto con il mistero della morte e del buio.Oggi, pur nella sua forma più commerciale, mantiene un aspetto simbolico importante:ci ricorda che la paura e l’ombra fanno parte della vita.Senza di esse, non potremmo riconoscere la luce, la sicurezza, la fiducia.
Parlare di Halloween con i bambini significa anche dare un linguaggio e una cornice all’invisibile:i fantasmi diventano figure da disegnare, i mostri possono avere un nome buffo, la morte può essere accennata come parte del ciclo naturale delle cose. Il gioco rende possibile ciò che nella realtà spaventa troppo.
Ecco allora che genitori ed educatori possono “sfruttare questa occasione” per accompagnare i bambini nel viaggio della loro consapevolezza emotiva e nell’affrontare ed elaborare le loro paure.
Ma come si accompagna un bambino nell’affrontare le sue paure?
1. Accogliere la paura, non negarla. Frasi come “non c’è niente di cui aver paura” possono, involontariamente, far sentire il bambino solo nel suo vissuto.Meglio dire: “Capisco che ti fa paura. Vediamo insieme di cosa si tratta.”
2. Trasformarla in gioco e creatività. Disegnare il mostro, dargli un nome, costruirlo con materiali di recupero, inventare una storia dove diventa buffo o gentile. Il gioco è la via privilegiata per reintegrare la paura nella sicurezza.
3. Offrire contenimento e presenza. Il bambino impara a fidarsi quando sente che l’adulto resta accanto anche nei momenti di spavento.Non serve risolvere tutto: basta esserci.
4. Dare un senso simbolicoParlare della notte, del mistero, del cambiamento, del coraggio.Collegare Halloween a una riflessione più ampia sulla vita, sulla crescita, sulla possibilità di affrontare l’ignoto.
In un’epoca in cui si tende a proteggere i bambini da ogni disagio, Halloween ci ricorda che il contatto con la paura è un’esperienza educativa fondamentale.Affrontare ciò che fa paura, anche solo nel gioco, costruisce resilienza, empatia e fiducia in sé.
La vera sicurezza non nasce dall’assenza di pericoli, ma dalla consapevolezza di poterli attraversare.
Così, tra dolcetti, maschere e risate, Halloween diventa una piccola lezione di psicologia:
la paura, se accolta e condivisa, smette di essere un nemico e diventa una maestra.







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