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Il gioco simbolico: dove l’immaginazione costruisce la mente

Osservare un bambino che gioca “facendo finta” è entrare in un mondo dove tutto è possibile.Un bastone può essere una bacchetta magica, una coperta diventa un mantello, un sasso si trasforma in un tesoro nascosto.Dietro la semplicità di questi gesti si nasconde uno dei processi più complessi e affascinanti dello sviluppo umano: la capacità simbolica, ossia la facoltà di rappresentare la realtà attraverso immagini, parole e idee.


Il gioco simbolico (o gioco di finzione) è il luogo privilegiato in cui questa capacità si esprime.È la prima forma di creatività, ma anche una vera e propria palestra cognitiva ed emotiva, dove il bambino impara a pensare, sentire, comunicare e costruire significato.

Per comprendere l’importanza del gioco simbolico, occorre ricordare che nei primi anni di vita il bambino pensa “con le mani” e “con il corpo”; attraverso l’esplorazione concreta — toccare, muovere, imitare — il bambino conosce cioè il mondo e costruisce i primi schemi di pensiero.


Secondo Jean Piaget, il gioco simbolico compare intorno ai 18-24 mesi, quando il bambino sviluppa la capacità di rappresentare mentalmente un’azione anche in assenza dell’oggetto reale.Questo momento segna il passaggio dal “fare” al “rappresentare”: il gesto diventa pensiero e l’azione diventa simbolo.

In questa fase, il bambino può fingere di bere da una tazza vuota, far dormire la bambola o spingere una macchina immaginaria.Non è solo imitazione: è l’inizio della funzione simbolica, base di ogni linguaggio, fantasia e pensiero astratto.

Il gioco simbolico poi, evolve seguendo una traiettoria che riflette la crescita cognitiva, emotiva e sociale del bambino.


1.   Le prime finzioni (18-24 mesi)

Il bambino compie azioni “simulate”: imita gesti della vita quotidiana (nutrire, lavare, dormire).Gli oggetti sono usati nel loro significato reale: il cucchiaio serve per “dar da mangiare”, la bambola per “essere nutrita”.

Funzione: interiorizzare le routine e i comportamenti osservati negli adulti.


2.     Le sostituzioni simboliche (2-3 anni)

Il bambino inizia a usare oggetti sostitutivi: un blocco di legno diventa una macchina, un bastone un cavallo. Si afferma la capacità di astrarre, di vedere oltre l’oggetto concreto.

Funzione: ampliare la flessibilità cognitiva e la creatività.


3.   La combinazione di azioni e ruoli (3-4 anni)

Il gioco si fa narrativo: le azioni vengono collegate in sequenze coerenti (“la mamma prepara la cena, il bambino mangia e poi dorme”). Il bambino assume ruoli sociali (“io sono il dottore, tu il paziente”), imitando figure significative e interiorizzando modelli relazionali.

Funzione: comprendere regole sociali, ruoli e dinamiche affettive.


4.   Il gioco sociale e condiviso (4-6 anni)

Il gioco di finzione diventa cooperativo: i bambini costruiscono storie comuni, negoziano ruoli, stabiliscono regole condivise. Il linguaggio diventa lo strumento principale per coordinare e organizzare la trama.

Funzione: sviluppare competenze sociali, autoregolazione, negoziazione e empatia.


5.   Dal gioco simbolico al pensiero narrativo (6-7 anni)

Con l’ingresso nella scuola primaria, il gioco simbolico lascia gradualmente spazio al pensiero narrativo (Bruner), ossia la capacità di organizzare l’esperienza in storie dotate di senso e di usare il linguaggio per creare mondi interiori. 

Funzione: elaborare identità, valori e significati; ponte verso la scrittura e il pensiero riflessivo.


Gioco simbolico, linguaggio, funzioni cognitiva ed emotività:  un dialogo che costruisce significato

Il gioco di finzione è anche un potente motore linguistico.Durante il gioco infatti il bambino nomina, descrive, dialoga, inventa: usa la parola per creare e regolare il mondo immaginario.Le ricerche mostrano che i bambini che praticano più gioco simbolico sviluppano un vocabolario più ricco, maggiore competenza pragmatica e migliori abilità narrative.


Bruner sosteneva che “il linguaggio non è solo un mezzo per comunicare, ma un modo di costruire la realtà”.Nel gioco simbolico, il bambino impara proprio questo: che le parole possono dare forma alle esperienze e che attraverso le parole è possibile narrare le esperienze, significarle dentro e fuori da sé.


Il gioco simbolico ha anche una funzione emotiva e terapeutica.Attraverso la finzione, il bambino può rivivere, trasformare e controllare esperienze che nella realtà sono troppo intense o difficili da gestire. Proietta cioè nel fuori il suo mondo-dentro.

Ad esempio, un bambino che ha vissuto una separazione può mettere in scena la partenza e il ritorno di una bambola; chi ha paura del medico può diventare lui stesso “il dottore che cura” elaborando esperienze e vissuti.


Secondo Donald Winnicott, il gioco avviene in uno “spazio potenziale” tra realtà interna ed esterna, dove il bambino può esprimere i propri vissuti in modo protetto e creativo.È lì che la fantasia diventa un modo per “pensare con le emozioni”.

Dal punto di vista neuropsicologico, il gioco simbolico stimola aree cerebrali legate a:


·       attenzione condivisa e teoria della mente (comprendere l’altro);

·       memoria episodica (organizzare eventi in sequenza);

·       funzioni esecutive (pianificare, inibire impulsi, mantenere la trama).


In altre parole, il bambino che gioca “come se” sta allenando le stesse reti cognitive che userà per risolvere problemi, immaginare soluzioni e pianificare azioni nella vita reale.

Ogni gioco simbolico è, in fondo, una storia che prende corpo.Il bambino costruisce una trama, attribuisce intenzioni ai personaggi, introduce conflitti e soluzioni.Sta imparando a pensare in termini di causa ed effetto, di tempo e punto di vista — le strutture stesse della narrazione.


Quando il bambino dice: “La principessa era triste perché il drago aveva bruciato il castello, ma poi è arrivato un mago e l’ha aiutata”, non sta solo inventando una fiaba:sta organizzando emozioni e pensieri in una sequenza dotata di senso, sta comunicando bisogni, aspettative e costruendo e comunicando i suoi modelli e schemi interni.

È questo che Bruner definiva “pensiero narrativo”: la capacità di attribuire significato all’esperienza attraverso le storie.Il gioco simbolico, dunque, non è solo preludio alla narrazione: è narrazione in azione.


L’adulto ha un ruolo prezioso, ma discreto.Il gioco simbolico appartiene al bambino: è il suo spazio di libertà.L’adulto può:

·       Osservare con curiosità e rispetto, cogliendo temi ricorrenti, paure, desideri.

·       Accogliere il significato senza interpretare in modo intrusivo.

·       Partecipare, se invitato, seguendo le regole del gioco del bambino (“tu sei il drago, io il cavaliere”).

·       Offrire materiali aperti: teli, scatole, bambole, oggetti neutri che lascino spazio all’immaginazione.

·       Valorizzare il gioco come linguaggio del bambino, non come tempo “inutile”.


Giocare per diventare sé

Il gioco simbolico è il luogo in cui il bambino costruisce il proprio mondo interiore e impara a dialogare con quello esterno.È il punto d’incontro tra realtà e fantasia, tra ciò che è e ciò che può diventare.Attraverso il gioco, il bambino esplora i ruoli della vita, si misura con le emozioni, organizza pensieri e trova il coraggio di essere protagonista della propria storia.

Come scrive Winnicott:

“È nel giocare, e forse solo nel giocare, che l’individuo, bambino o adulto, può essere creativo e usare tutta la sua personalità.”

E forse è proprio lì — in una stanza piena di bambole, macchinine e tazze di plastica — che nascono le prime storie, e con esse, la capacità più umana di tutte: immaginare.

 

Per approfondire...

  • E tu giochi? La valutazione del gioco simbolico in età evolutiva: l’Affect in Play Scale — Mazzeschi, Salcuni, Di Riso. 2016, Franco Angeli

  • Piccola guida al gioco simbolico d'imitazione e alle domande generative di fantasia — Fabrizio Cassanelli. 2022, ETS

  • Lo sviluppo dell’indicare dichiarativo e del gioco simbolico nella prima infanzia — Giulia Cavalli (capitolo in Marchetti & Valle). 2010, Franco Angeli

  • Piccola guida al gioco simbolico d'imitazione e alle domande generative di fantasia. Infanzia, apprendimento, gioco, creatività. Fabrizio Cassanelli. 2022, ETS Edizioni. 

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Dott.ssa Elisa Ciani  

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