L’educazione affettiva e sessuale nelle scuole
- cianielisa
- 18 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Negli ultimi giorni si è tornati a discutere di educazione sessuale e affettiva nelle scuole, dopo la decisione politica di limitarne o vietarne l’insegnamento. Ma forse dovremmo fermarci un attimo e chiederci: di cosa parliamo davvero, quando parliamo di “educazione sessuale”?
Non si tratta solo di spiegare agli adolescenti come funziona il corpo o come si prevengono gravidanze indesiderate. Educare alla sessualità significa insegnare a conoscersi, a rispettarsi e a riconoscere i propri confini e quelli degli altri. Significa imparare che il consenso non è un concetto astratto, ma una forma di rispetto reciproco che attraversa tutte le relazioni umane ,dalle amicizie ai primi amori, fino alla vita adulta.
E questo percorso non comincia all’adolescenza: comincia molto prima.Già nella scuola dell’infanzia e nella primaria si può parlare, in modo adeguato all’età, di emozioni, empatia, rispetto dei corpi e delle differenze, aiutando bambini e bambine a sviluppare un linguaggio emotivo e una consapevolezza che li accompagnerà per tutta la vita. È questa la base dell’educazione affettiva: imparare a nominare ciò che si sente, a riconoscere i limiti propri e altrui, a chiedere scusa, a dire “no” e a rispettare un “no”.
Crescere senza queste parole significa crescere senza strumenti e quando la scuola viene privata della possibilità di offrire questi strumenti, lasciamo che i ragazzi e le ragazze imparino altrove — dai social, dai video, dai coetanei — un’idea di corpo, amore e sessualità spesso distorta, violenta o priva di empatia.
L’educazione sessuale e affettiva non è un tabù da evitare, ma un diritto: un investimento sulla salute, sulla sicurezza e sul benessere emotivo delle nuove generazioni. Vietarla o limitarla significa rinunciare a costruire una società più consapevole, più rispettosa e più libera.
Educazione sessuale e affettiva: che cos’è davvero
L’educazione sessuale e affettiva (ESA) non è un corso di anatomia o un’ora di biologia. È un percorso educativo continuo, che accompagna i ragazzi in tutte le fasi della crescita, aiutandoli a sviluppare consapevolezza, rispetto e responsabilità.Comprende aspetti biologici (conoscenza del corpo, prevenzione sanitaria), ma anche psicologici e sociali: educazione emotiva, riconoscimento dei sentimenti, gestione dei conflitti, comprensione del consenso, rispetto delle differenze e lotta agli stereotipi di genere.
In molti Paesi europei è parte integrante dei programmi scolastici fin dalla scuola primaria — e i risultati sono evidenti: minori gravidanze indesiderate, meno violenza di genere, più benessere e inclusione.
Consapevolezza corporea e salute
Quando un bambino o una bambina impara i nomi corretti delle parti del corpo, impara anche che il corpo è suo, che merita rispetto, e che nessuno può toccarlo senza permesso.Negli anni successivi, conoscere il proprio corpo significa anche imparare a prendersene cura, a riconoscere segnali di disagio, a chiedere aiuto.Un’educazione sessuale basata su evidenze scientifiche riduce i comportamenti a rischio e favorisce l’uso consapevole di metodi di protezione, senza “anticipare” la sessualità: al contrario, aiuta a viverla con più responsabilità.
Educazione al consenso e prevenzione della violenza
Imparare a dire “no” è importante quanto imparare ad ascoltare un “no”. L’educazione affettiva insegna proprio questo: il consenso non riguarda solo la sessualità, ma la quotidianità — il gioco, l’amicizia, i gesti di affetto.Senza una cultura del consenso, crescono i presupposti della violenza: la mancanza di empatia, il senso di possesso, l’idea che “se mi piace, posso farlo”.Insegnare il consenso significa insegnare il rispetto. È prevenzione, non ideologia.
Riconoscere emozioni e differenze
Molti adulti faticano a parlare di emozioni perché nessuno glielo ha mai insegnato.L’educazione affettiva serve anche a questo: a dare parole ai sentimenti, a riconoscere la rabbia, la gelosia, la paura, e a imparare a gestirle.Insegnare che ogni persona può amare e sentirsi amata in modi diversi non “confonde”, ma aiuta a comprendere e accettare la diversità.Le scuole che adottano programmi inclusivi registrano meno episodi di bullismo, più rispetto reciproco e maggiore benessere emotivo.
La scuola come luogo sicuro
Non tutti i bambini crescono in famiglie dove si parla liberamente di corpo, emozioni o sessualità. La scuola può — e deve — essere uno spazio neutro e sicuro, dove ogni alunno trova informazioni corrette, libere da giudizi e da pregiudizi.Togliere alla scuola questa funzione significa ampliare le disuguaglianze: chi ha genitori informati continuerà a ricevere educazione, chi non li ha resterà senza strumenti.
Cosa accade dove l’educazione sessuale è ostacolata
Nei Paesi in cui i programmi sono stati limitati o eliminati, i dati mostrano un aumento di infezioni sessualmente trasmissibili, gravidanze precoci e violenza di genere tra i giovani.L’assenza di informazione non protegge: espone.È come pensare di evitare gli incidenti stradali vietando le lezioni di educazione civica invece di insegnare le regole della strada.
Parlare di educazione affettiva a scuola non significa togliere qualcosa ai genitori, ma lavorare insieme per il bene dei figli. La scuola non impone valori, ma offre conoscenze e strumenti. Le famiglie possono e devono partecipare, confrontarsi, collaborare.Un’alleanza educativa vera non nasce dal silenzio o dal divieto, ma dal dialogo.
L’educazione sessuale e affettiva non è un lusso o una moda del momento.È un atto di responsabilità collettiva.Serve per crescere cittadini capaci di amare, rispettare, chiedere consenso, riconoscere i propri diritti e quelli degli altri.
Vietarla significa lasciare che siano altri — internet, pornografia, disinformazione — a riempire quel vuoto.E quel vuoto, oggi, è pericoloso.Perché un bambino che non impara a dare un nome alle emozioni sarà un adulto che faticherà a gestirle; un ragazzo che non impara il significato del consenso sarà un uomo che non saprà riconoscerlo.
Per questo l’educazione affettiva e sessuale non è “un tema da grandi”, ma una forma di educazione alla vita.E se davvero vogliamo una società più libera, più sana e più giusta, dobbiamo ricominciare da lì, dalle aule, dalle parole giuste, dal coraggio di educare.







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