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L’oggetto trasizionale


Il concetto di oggetto transizionale è stato introdotto dallo psicoanalista e pediatra Donald Winnicott negli anni Cinquanta. Si tratta di un oggetto scelto spontaneamente dal bambino, che assume un significato speciale e rassicurante.

Può essere una copertina, un peluche, un cuscino, un pezzo di stoffa, ma anche un oggetto in apparenza insignificante, come un fazzoletto o una maglietta con l’odore del genitore. L’importante non è la forma o il valore materiale, ma il ruolo affettivo che svolge: diventa un ponte tra il mondo intimo e sicuro della casa e la realtà esterna, che per il bambino è nuova e talvolta spaventosa.

L’oggetto transizionale non è un semplice oggetto bensì è un strumento psicologico potente, che aiuta il bambino a compiere uno dei primi grandi passi della crescita: la separazione dal genitore.

Riconoscerne l’importanza, rispettarne il ruolo e permettere al bambino di usarlo liberamente significa accompagnarlo con delicatezza in questo percorso. Con il tempo, quando avrà trovato altre sicurezze dentro e fuori di sé, il bambino lascerà spontaneamente il suo oggetto speciale. Fino ad allora, quello che per gli adulti è solo un pupazzo potrà essere, per lui, una vera e propria ancora di salvezza.

Per questo motivo, in questo periodo di inserimento o reinserimento in asilo o a scuola assume una valenza molto specifica.

L’inserimento al nido o alla scuola dell’infanzia è un momento carico di emozioni contrastanti. Per i bambini rappresenta la prima esperienza di separazione prolungata dalle figure di attaccamento principali, spesso la mamma o il papà. Per i genitori, invece, significa affidare il proprio piccolo a persone nuove, imparando a fidarsi di un contesto educativo diverso da quello domestico.

In questa fase delicata l’oggetto transizionale entra in scena con tutta la sua utilità e funzioni preziose:

1.     Rassicura e consola La presenza di un oggetto familiare riduce l’ansia e dona conforto nei momenti di tristezza o paura. Stringere il proprio pupazzo preferito può trasformare il pianto in un abbraccio di sicurezza.

2.     Mantiene il legame con la famiglia. L’oggetto porta con sé odori, sensazioni e ricordi che richiamano la casa e i genitori. È come avere una parte di loro sempre accanto, anche in loro assenza.

3.     Facilita la separazione. Il distacco dai genitori diventa più tollerabile se mediato da un oggetto che rappresenta continuità e vicinanza affettiva.

4.     Favorisce l’autonomiaParadossalmente, proprio grazie al sostegno dell’oggetto transizionale, il bambino impara gradualmente a stare senza mamma e papà. L’oggetto diventa un aiuto per affrontare i primi passi verso l’indipendenza.

5.     Aiuta la regolazione emotivaAttraverso il contatto con l’oggetto (stringerlo, accarezzarlo, annusarlo), il bambino riesce a calmarsi e a trovare un equilibrio emotivo, anche in un ambiente nuovo.


Per i genitori, l’oggetto transizionale può essere un prezioso alleato. Ecco alcuni atteggiamenti utili:


·       Accettare e rispettare la scelta del bambinoAnche se può sembrare banale o poco “adatto”, è importante non sostituirlo né sminuirlo. L’oggetto ha un valore affettivo unico che va riconosciuto.

·       Preparare il bambino al distaccoParlare con lui dell’inserimento, mostrando che l’oggetto lo accompagnerà, rafforza il senso di sicurezza.

·       Lasciarlo disponibileEvitare di decidere unilateralmente che “ormai è grande e non ne ha bisogno”. Sarà il bambino stesso, col tempo, a ridurne spontaneamente l’utilizzo.

·       Non viverlo come una dipendenza negativaL’oggetto transizionale non è un segno di fragilità, ma un supporto sano e naturale.


In queste fasi gli educatori hanno un compito molto importante nel facilitare il distacco,  nel far sentire piccoli e genitori al sicuro e nel valorizzare la presenza dell’oggetto transizionale.


·       Accoglierlo senza giudizio Permettere al bambino di portarlo con sé, soprattutto nei primi giorni, significa rispettare i suoi bisogni emotivi.

·       Stabilire usi flessibili L’oggetto può essere presente nei momenti più critici (accoglienza, separazione, riposo) e riposto in un luogo sicuro quando non serve.

·       Osservare il rapporto bambino-oggetto L’uso che il bambino fa dell’oggetto può fornire preziose informazioni sul suo livello di sicurezza e sul percorso di inserimento.

·       Favorire gradualmente altre sicurezze Con il tempo, la relazione con gli educatori e i compagni diventa un nuovo punto di riferimento, e l’oggetto perde naturalmente la sua centralità.

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Dott.ssa Elisa Ciani  

P.IVA 02765110305

Via Novara n. 17 33037 Pasian di Prato (UD)

Tel: 349 5949691

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